E’ incredibilie…non che non me lo aspettassi, d’altra parte la Classe VII di The Legend Of Heroes: Trails Of Cold Steel non poteva deludermi, non dopo un continuo crescendo in qualità ed in quantità, ed infatti, è con questo gran finale che la saga raggiunge il suo apice, la sua perfetta chiusura. Ma soprattutto, ciò che sorprende non è unicamente il gioco in sé, per quanto preziosissimo e validissimo, ma la generazione che si sta appena chiudendo, nello specifico, la stessa generazione che tanta nuova linfa ha dato al genere dei JRPG.
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Durante la settima “gen”, il gioco di ruolo di stampo nipponico si trovava nella sua ora più buia, sembrava ormai destinato a morire; eppure, con l’avvento delle console successive, ecco che il genere ha ricevuto un deciso colpo di reni, portandoci a vivere fantastiche epopee. Potremmo riflette su quanto le software-house Giapponesi, abbiano impiegato un’intera generazione per reinventarsi e rimettersi al passo. Eppure, mai come ora, mi sento di dire che è il risultato ciò che conta, questo è “l’happy ending” che tutti avremmo voluto, ma nel quale nessuno avrebbe potuto mai sperare. Ancora sono incredulo, mentre aspetto Playstation 5, ancora non mi rendo conto di tutte le perle che ho potuto giocare e del loro estremo valore. Solo quest’anno abbiamo assaporato Persona 5 Royal e Final Fantasy 7 Remake, ma andando a ritroso, non possiamo che pensare ad altre eccellenze del genere, quali Dragon Quest XI, Xenoblade ed i vari Tales Of. Tutto questo discorso per arrivare fin qui, alla perfetta chiusura di un’epoca, che sebbene non sia ai livelli dei fasti di Playstation 2, lascia presagire un futuro radioso per tutti gli amanti dei JRPG.
Parlavamo, quindi della perfetta chiusura di un cerchio, e per quanto manchi ancora qualche uscita di rilievo, (vedi Bravely Default 2), possiamo dirci estremamente soddisfatti con l’ultima fatica di Nihon Falcom.
Eppure, mentre da una parte sembra tutto oro quel che luccica, dall’altra abbiamo un enorme problema, che può seriamente minare la fruibilità del titolo da parte dei neofiti.
Infatti l’unico vero difetto del titolo, se così vogliamo chiamarlo, è che The Legend Of Heroes: Trails Of Cold Steel IV, ha delle imponenti ed impenetrabilissime barriere all’entrata. Mi riferisco al fatto che il gioco sia il quarto capitolo di una saga che basa quasi tutto sulla sua scrittura, sui personaggi e sul suo universo stratificato e collegato; descritto lungo le circa 70 ore di campagna per ogni singolo episodio. Capirete quindi, che iniziare la saga da quest’ultimo sarebbe una follia oltre che un delitto, anche perché, mai come in questo caso, il gioco è strettamente legato al capitolo precedente, rappresentandone addirittura una sorta di “Atto Secondo”. Trails Of Cold Steel IV, infatti, parte subito dopo l’epico cliffhanger finale del terzo episodio. Si partirà con un prologo un po’ lento, che fa da tutorial; dove vestiremo i panni dei fratelli Bright e della Sezione Speciale di Supporto, protagonisti provenienti dalla trilogia di Trails in the Sky e dai 2 episodi di Zero/Ao no Kiseki; (altri videogiochi della serie, strettamente connessi alla lore ed agli avvenimenti della serie Company of Heroes, alla quale fanno da prologo, ma purtroppo, relegati ancora al Giappone). Successivamente ritroveremo, all’interno del primo atto, i nostri eroi del Classe VII, finalmente riunitisi per salvare definitivamente Zemuria e sarebbe da mostri spoilerarvi qualsiasi altro dettaglio sull’intricatissima storia.
Si fa presto a capire come Cold Steel IV sia il culmine di tutto ciò che è accaduto durante l'intera quadrilogia di Cold Steel. Incorpora anche un sacco di personaggi e punti della trama dei precedenti giochi di The Legend of Heroes, alcuni dei quali non sono stati nemmeno localizzati ufficialmente al di fuori del Giappone. Ma è proprio questa densità che rende Cold Steel così unico e avvincente. Come un anime che si estende su centinaia e centinaia di episodi, il gioco premia coloro che sono rimasti fedeli alla serie.
Il modo in cui l’episodio finale riunisce tutti e tutto è semplicemente magistrale. Siamo arrivati al punto in cui la serie vanta uno dei più grandi cast di tutti i tempi per quantità e qualità, eppure Falcom, il più delle volte, è in grado di districarsi abilmente fra sottotrame e personaggi, e di non perdere mai il punto focale della storia, assicurandosi anche che tutti i personaggi ricevano il giusto spazio.
Nonostante tanta magnificenza, ci sono dei momenti in cui il cast gigantesco diventa un problema. Le scene della storia possono iniziare a sembrare gonfie e man mano che ogni personaggio riceve almeno una riga di dialogo, e spesso può risentirne anche il ritmo di gioco che a volte può risultare lento e prolisso; mentre altre, eccessivamente frettoloso. Per fortuna sono momenti rari, che non inficiano eccessivamente la qualità e la portata di una trama corale; e né la scrittura, che risulta sempre epica e brillante.
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